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Magna e bevi, che la vita xe un lampo
Un carpe diem in versione enogastronomica che non ha bisogno di traduzioni, invito gioviale a godere in ogni momento di ciò che si ha con semplicità e gioia, tra uno spritz, un’ombra di buon vino e qualche sfizioso cicchetto veneziano.
Parfin dolse
L’origine di questo curioso modo di dire è ormai andata perduta tra le storie delle calli della Serenissima, ma questa espressione rimane tutt’oggi il miglior complimento di un veneziano doc a un piatto fresco e gustoso. Nonostante l’allusione al gusto zuccherino (letteralmente significa infatti “perfino dolce”), raramente questa espressione viene utilizzata per i dessert: parfin dolse sono il pesce fresco, la verdura appena raccolta, le moleche e tutti i piatti che potrete assaggiare alla Cantina Do Spade.
N’demo a la furatola a magnar
L’unicità di una città con un mestiere tutto suo vive tra le leggende dei gondolieri, vera e propria istituzione cittadina, al punto che in passato era piuttosto comune consumare i pasti a le “furatole”: ricoveri commensali sparsi per tutta la città che vendevano piatti frugali e semplici a prezzi calmierati. Gestiti dalla congregazione dei gondolieri, diversamente dai ritrovi di altre congregazioni essi erano accessibili a tutti. L’origine del nome è incerta: secondo quanto scrive il Tassini nel suo Curiosità veneziane (1887), «…Chiamavansi, e chiamansi tuttora “furatole” alcune bottegucce simili a quelle dei pizzicagnoli, ove vendesi pesce fritto ed altri camangiari, ad uso della poveraglia. Deriva il vocabolo “furatola” o da “foro“, essendo tali bottegucce altrettanti piccoli fori, o stanzini, a pian terreno; o dal barbarico “furabola“, che, secondo il Ducange, equivale a “tenebrae“, essendo le medesime oscure ed annerite dal fumo; o finalmente da “furari” (rubare) per le frodi, o rubarie, che vi si commettevano, punite in antico con multa e perdita dell’esercizio».
Cicin (o bocòn del prete)
“Bocon del Prete” è un’espressione nata nel Medioevo, quando, diversamente dalla gente comune, i più alti esponenti del clero potevano permettersi prelibatezze e piatti di rara bontà. Ecco allora la declinazione tutta veneziana di questo famoso modo di dire: ogni nonna offre al proprio nipotino il cicin (o bocon del prete), la porzione di carne o in generale la parte più pregiata di un piatto gustoso.
Tirar su una barca de totani
Probabilmente è per via della natura “povera” del totano, o forse per la sua consistenza dura e gommosa, che questo curioso modo di dire si è diffuso tra i pescatori della laguna e poi in città, per indicare coloro che, in ogni situazione, non fanno che lamentarsi continuamente. Non disperate, tuttavia: anche quando la vita vi offre totani, degli ottimi calamari ripieni vi aspettano sempre alla Cantina Do Spade!
El ga’ i gransi pori in scarsea
Un altro modo di dire legato alla pesca e al mare (letteralmente “ha i granciporri in tasca”), che molto dice dell’ironia veneziana. Tra i granchi più pescati benché non molto conosciuto nelle altre regioni, il granciporro (o gransoporo, in dialetto), è anche uno granchi dei più robusti e imponenti della sua categoria, arrivando a misurare fino a 30 centimetri e 3 chilogrammi di peso. È pensando alla dimensione minacciosa e soprattutto alle taglienti chele di questo predatore notturno che gli scaltri veneziani hanno ipotizzato con ironia esso viva nelle tasche degli avari e gli spilorci… A giustificare la ragione per cui questi ultimi non mettano mai mano al portafoglio. Non è un caso quindi che anche la band veneziana Batisto Coco utilizzi questa espressione proprio in una canzone dedicata a un amico particolarmente tirchio: “Nea scarsea ti ga i gransi e non ti metti mai e man” (“Hai i granchi in tasca, non ci metti mai le mani”)
Bacalà a ‘la visentina, bon de sera e de matina
Il baccalà alla vicentina è un piatto veneto famoso e apprezzato in tutto il mondo, grazie alla sua semplicità e al sapore inconfondibile. Nato a Vicenza, non è difficile da trovare anche tra gli squisiti cicchetti dei bacari veneziani, dove si distingue in quanto delizioso da consumare sia appena preparato che il giorno dopo, a temperatura ambiente o anche freddo, grazie al suo gusto ricco: baccalà alla vicentina, buono di sera e di mattina.
Dona bela e vin bon xe i primi che te assa in abandon
Come le belle donne, anche il buon vino è il primo ad abbandonarti: quanta saggezza in così poche parole! Ecco perché i veneziani hanno imparato a gustare il buon vino a piccoli sorsi, accompagnandolo con piccole porzioni di cibo quali i tradizionali cicchetti veneziani. Una visione del mondo contraddistinta da tempi tutti suoi, che sicuramente avrete modo di scoprire durante la vostra visita a Venezia.
Ombra de vin
Le leggende narrano l’origine di questo modo dire, diffuso in tutto il Veneto e nato a San Marco. In passato, infatti, la Piazza era costantemente gremita delle bancarelle dei rigattieri, panettieri, spezieri e commercianti riuniti sotto il campanile, luogo ideale per gli incontri e le chiacchiere, normalmente accompagnate dal buon vino. I mescitori avevano dunque un buon da fare e, per evitare che il calore del sole rovinasse la freschezza della preziosa bevanda, erano soliti seguire con la loro bancarella l’ombra del sole attorno al campanile: ecco perché, anche oggi, vi capiterà di sentire qualcuno ordinare al bancone un’altra ombra di vino.
Andare a bigoli
I bigoli in salsa sono uno dei piatti tradizionali della cucina veneta. Simili a grossi spaghetti, i bigoli nascono nei primi anni del ‘600 a Padova, grazie ad un particolare macchinario, il bigolaro, in grado di produrre facilmente i diversi tipi di pasta lunga, tra cui questi grezzi spaghettoni che subito fecero furore in tutta la regione, al punto da tramutare in sinonimi le due espressioni “andare a pranzo” e “andare a bigoli”. Preparali anche tu!